Il percorso è stato complesso ed articolato ma siamo giunti ad una spiacevole situazione: il web viene misurato solo dai numeri.
I numeri quelli fatti dai followers, dai likes, dalle visite, dalla percentuale di rimbalzo, dalle visualizzazioni, dallo score. E così una pagina di Facebook è prestigiosa se hai più di 100.000 fans oppure sei un guru dei social media se il rapporto tra i tuoi followers e following è di 10:1 oppure sei un Top-SEO se la tua pagina è salita di 10 posizioni nella SERP in un solo mese oppure se vieni referenziato da decine di sconosciuti su LinkedIn o il tuo Klout Score è maggiore di 80 o magari sei iscritto ad uno specifico servizio web da più di 5 anni.
E’ la direzione sbagliata. Sbagliatissima.
Proprio perchè il web è di tutti (e per tutti) quei semplici numeri sono manipolabili facilmente (qui un esempio tra i più banali) così come, è chiaro, sono manipolabili le esperienze personali scritte su di un Curriculum. Il web non deve essere fatto da numeri così come un professionista non deve essere valutato solo da quelli. Lo sappiamo, è facile per managers e procacciatori affidarsi ai numeri.
Parliamo invece di idee, parliamo di progetti, parliamo di relazioni.
Se fossi costretto a farlo, intendo giudicare una persona per come lavora professionalmente nel web, di certo non mi metterei a fare statistiche o proporzioni sui suoi numeri (o richiederle in un annuncio) ma gli farei delle semplici domande, per esempio:
- Hai in cantiere qualche progetto personale?
- Hai un progetto concluso al quale tieni particolarmente?
- Fai parte di qualche associazione oppure gruppo organizzato?
- Sei attivo in ambito sociale?
- Oltre al web quali altre passioni coltivi? Musica? Arte?
- Hai un blog?
- Tre aggettivi che NON ti descrivono?
- Come ti vedi tra 5 anni?
Non valutiamo dunque le persone solo dai “loro numeri” ma valutiamole per quello che fanno e, meglio, per quello che vogliono fare.
Crediamo nelle idee, nei progetti, nella voglia di fare. Non nei numeri.
Anche solo 20 anni fa la differenza era stabilita tra chi aveva esperienza (misurabile dagli anni, da lavori compiuti, dal numero di referenze) e chi non l’aveva con quest’ultimo costretto a partire dal gradino più basso senza possibilità alcuna. Oggi credo che la questione debba essere valutata diversamente in quanto esistono strumenti e realtà che permettono di dimostrare da un lato, e verificare dall’altro, le capacità di un soggetto. Chi applica oggi metodi di assunzione ed e-recruitment basati unicamente sui numeri sono persone fondamentalmente “vecchie”; in questo termine annovero i cinquantenni che utilizzano i metodi che utilizzavano 20 anni fa anche oggi (a cui sfugge il termine evoluzione, la loro ma soprattutto quella della comunità) e annovero coloro che, accademicamente, non hanno altre capacità (ed inventiva) per valutare i candidati.
Per quanto mi riguarda l’esperienza non è assolutamente il primo elemento che prenderei in considerazione, lo sarebbe invece la creatività, per esempio. E provate voi a misurarla, se ci riuscite!